Genealogie dell’inquietudine Thomas Schütte a Punta della Dogana

“Voglio introdurre nel mondo un punto interrogativo distorto.” 
Thomas Schütte

Mann im Wind II, 2018, Pinault Collection. 
📍Sala d’ingresso, Punta della Dogan

Appena entrati a Punta della Dogana, si è accolti da una presenza perturbante: Mann im Wind I (2018), una figura in bronzo patinato dall’aspetto giovanile, spinta da un vento invisibile ma irrimediabilmente bloccata. I suoi piedi sono imprigionati nel basamento, come a evocare lo sforzo vano del movimento, la tensione tra desiderio e impossibilità. Un antieroe monumentale, ironico e fragile.

È il benvenuto di Thomas Schütte, artista tedesco classe 1954, la cui prima grande mostra in Italia è ora visibile fino al 23 novembre 2025 in questo spazio simbolo dell’arte contemporanea veneziana.

La mostra “Genealogies”, curata da Camille Morineau e Jean-Marie Gallais, è un viaggio non lineare nell’opera multiforme di Schütte, che dalla fine degli anni ’70 costruisce un universo fatto di figure scomposte, architetture visionarie e volti che sembrano interrogare il tempo. 

Oltre cinquanta sculture della Pinault Collection si intrecciano a una selezione di acquerelli, disegni e modelli, alcuni mai esposti prima. Nessun ordine cronologico: solo la libertà di vedere come i motivi si rincorrano, mutino e ritornino, come in una genealogia organica e imprevedibile.


Volti che pensano (a noi)

Al centro del percorso ci sono loro: le teste. Monumentali, pesanti, caricaturali, a volte dorate o smaltate come maschere tragiche. Sono volti che sembrano deformati dalla vita, piegati da una forza interna eppure dotati di una strana dignità. Il busto in ceramica gialla ci guarda con uno sguardo opaco, quello in oro riflette la nostra immagine distorta. In uno spazio che sembra sacro, queste sculture diventano icone postmoderne dell’identità contemporanea.


Corpi compressi, figure legate

In una stanza laterale, una poltrona da ufficio ospita un assemblaggio scultoreo che sembra un corpo accartocciato, legato da corde. La carne è sostituita da materiali freddi e lisci, dalle venature marmoree e artificiali. È un corpo senza identità, ma pieno di significati: l'alienazione del lavoro, l’oppressione delle forme, l’inadeguatezza delle strutture. Ogni elemento è ironico e crudele, come spesso accade nel lavoro di Schütte.


Disegni, acquerelli, ombre

Non solo materia. Schütte è anche un disegnatore prolifico e sensibile. I suoi acquerelli, sparsi lungo il percorso, mostrano figure umane abbozzate, spesso con occhi neri e profondi. C’è qualcosa di infantile e insieme inquietante in questi volti, come se l’anima si fosse impressa sulla carta prima ancora del corpo. In uno di questi, una figura femminile ci guarda con due orbite vuote: uno spettro gentile, una memoria privata.

“Genealogies” non è solo una retrospettiva: è un’esperienza immersiva in un universo che non cerca di spiegarsi, ma di farci riflettere.

Attraverso la materia e il segno, il corpo e il volto, Thomas Schütte ci mette davanti alla nostra umanità più fragile e assurda. E ci invita, forse, a non avere paura della deformazione.

Vivere l’arte con calma

Venezia invita sempre a rallentare. E la visita a Punta della Dogana è ancora più intensa se vissuta in un momento di quiete, lontano dalle folle. Soggiornare al Ruzzini Palace Hotel, nel cuore della città ma affacciato su un campo appartato e luminoso, è un modo per entrare davvero in sintonia con l’esperienza artistica. Le stanze eleganti, le luci dorate dell’alba sul canale, e la possibilità di raggiungere la mostra con una breve passeggiata tra calli e silenzi: tutto contribuisce a rendere la visione delle opere di Schütte parte di un percorso più ampio, dove anche il tempo diventa materia da scolpire.

PRENOTA ORA!